lunedì 2 luglio 2012

NON ERAVAMO PRONTI PER VINCERE


"Non eravamo pronti per vincere", con queste parole Cesare Prandelli commenta la sconfitta della sua Italia.
I numeri della sconfitta sono inquientanti, il passivo più pesante mai registrato in una finale dei Campionati Europei.
Le cause sono molteplici ed il CT nella sua conferenza stampa le ha fatte emergere quasi tutte.
il nostro movimento rispetto a quello spagnolo è indietro almeno di una decina di anni, le "furie rosse"
possono vantare una rosa basata su due blocchi ben collaudati di giocatori, quello del Barcellona e quello del
Real Madrid abituati a gestire psicologcamente  partite importanti.
L'Italia oltre al blocco della Juventus (unico club ad investire sul prodotto italiano ) nato da un solo anno , ha presentato
una rosa di buoni giocatori ma dal profilo nettamente inferiore rispetto a quello di molte altre nazionali.
Dal punto di vista organizzativo, gli organi UEFA non hanno considerato la differenza di 48 ore di recupero in più
per gli spagnoli. Recupero che avrebbe giovato alle condizione precarie di Chiellini, Cassano e Marchisio.
Oltre a questi alibi bisogna riconoscere i meriti di una Spagna estremamente precisa e sprintosa in campo, cinica nel
chiudere la pratica in 45' ed i demeriti di un'Italia scarica, senza gamba, pretenziosa nel voler affrontare gli spagnoli sul palleggio.
Prandelli ha ammesso delle colpe sulle scelte effettuate. La prima partita doveva servire da esempio su come
affrontare gli spagnoli, non è un caso che in tutto il torneo hanno subito gol solo  alla prima giornata da Di Natale,
terminale offensivo di un'Italia ben organizzata con il 3-5-2, bisognava creare densità a centrocampo per evitare gli inserimenti
dei 6 centrocampisti spagnoli.
Gasato dalle vittorie frutto del bel gioco contro Inghilterra e Germania , Prandelli non ha voluto snaturare la squadra e non ha voluto
sostituire gli interpreti che avevano assicurato un rendimento ottimo fino alla finale, limitandosi alla gestione di soli 14 elementi su 23 a disposizione.
Semplicemente "non eravamo pronti" . Di questo Europeo resta certamente un bel ricordo e l'amoro in bocca per
essere arrivati in fondo senza riuscire a gioire.
Questa nazionale ha mobilitato un sentimento di appartenenza  in tutti gli italiani, in poco tempo ha cambiato i suoi connotati
abbandonando definitivamente l'etichetta di "catenacciara", da questa sconfitta si può solo crescere con l'augurio
di poter arrivare all'appuntamento dei Mondiali in Brasile più pronti.

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